JFK, un caso ancora aperto?

Complotti, In Evidenza

“JFK un caso ancora aperto”, si intitola così il famoso film di Oliver Stone del 1991 e alzi la mano chi, avendolo visto, non abbia tifato per l’impavido procuratore Garrison interpretato da un convincente Kevin Costner e sia rimasto sbigottito dal fatto che un complotto così evidente sia stato liquidato in quel modo dalla giustizia americana. Io lo vidi a scuola, ai tempi delle superiori e fui tra quelli che rimasero stupiti nella famosa sequenza in cui Costner/Garrison fa rivedere a ripetizione lo spezzone del famoso filmato di Zapruder che mostra la testa di Kennedy andare “indietro e a sinistra”, frase ripetuta fino allo sfinimento dal bravo Kevin nella sua arringa finale. Poco tempo dopo, guardando alla tv un altro capolavoro, mi arrabbiai non poco quando in Full Metal Jacket udii citare Lee Harvey Oswold, come unico assassino di J.F.Kennedy, dal famoso tenente istruttore Hartman..

Oswald aveva imparato a sparare nei marines, ed era riuscito a sparare 3 colpi con un fucile Carcano italiano in soli 6 secondi, secondo quanto detto nel film.
Ma veniamo al dunque: John Fitzgerald Kennedy fu davvero ucciso da costui o fu vittima di un complotto e Oswald fu solo un capro espiatorio?
Be’, come visto, io ero fermamente convinto che la teoria assodata fosse la seconda, finché non mi imbattei per caso in una trasmissione televisiva sul canale La 7, una decina di anni fa.
Lì cominciai a dubitare della teoria del complotto e cominciai a convincermi del fatto che Kennedy fu ucciso davvero da un’unica persona.
Ironia della sorte è che quella trasmissione era STARGATE, la prima edizione del dopo Giacobbo, e chi aveva preso in mano le redini del programma aveva decisamente puntato su un approccio più serio degli argomenti trattati, per fortuna.
Quindi, nel mio piccolo, cominciai ad interessarmi con più attenzione all’argomento e adesso posso dire che gli indizi e le prove raccolte fino ad ora danno inequivocabilmente ragione alla versione ufficiale.
Certo, non tutto è chiaro, ma non esiste una sola prova scientifica e comprovata che dia ragione ad una teoria alternativa dell’attentato.
Vediamo quindi cosa accadde quel giorno di quasi 50 anni fa a Dallas.

Venerdì 22 novembre 1963.
Dealey plaza, ore 12 e 29: l’auto scoperta del presidente Kennedy sta svoltando a destra da Main Street verso Houston Street e da lì, poco dopo, l’auto e tutto il corteo del Presidente girerà ancora, questa volta verso sinistra, immettendosi in Elm Street, per sparire poi alla vista dei presenti sotto il cavalcavia in fondo al viale.

http://en.wikipedia.org/wiki/Dealey_Plaza
http://mcadams.posc.mu.edu/plazao.jpg

All’angolo tra la Houston e la Elm c’è un edificio marrone, il famoso deposito di libri della Texas School.
L’auto presidenziale ha da poco svoltato e sta scendendo verso il cavalcavia ferroviario.
All’improvviso si ode uno sparo, un petardo o lo scarico di un auto, pensano in molti, ma subito dopo si sente un secondo sparo e il presidente Kennedy sembra portarsi le mani alla gola e piegarsi all’indietro e di lato, anche il senatore Connally, seduto davanti al presidente, è colpito ad una spalla quasi contemporaneamente, poi un terzo colpo ed ecco che J.F.K. si accascia definitivamente a lato, mentre la first lady si allunga verso il retro dell’auto come se cercasse di recuperare qualche cosa.
Un agente del servizio di sicurezza che segue la Lincoln intima alla first lady di tornare al suo posto mentre l’autista, che finalmente si è reso conto dell’accaduto, accelera e porta via la macchina da Dealy Plaza verso il Parkland Memorial Hospital.
(Si scoprirà dopo che la moglie del presidente cercava di recuperare, in preda allo shock, una parte del cervello del marito, schizzato via fino in quel punto)

Un immagine drammatica dell'omicidio Kennedy
Un immagine drammatica dell’omicidio Kennedy

Sono attimi di confusione e di panico, non si capisce bene da dove sono provenuti gli spari, c’è chi dice che qualcuno ha sparato dal deposito di libri, chi da un punto davanti e a sinistra della limousine del presidente, dalla famosa “collinetta erbosa” poco più in là rispetto a Zapruder che sta filmando con la sua piccola macchina a presa da 8 mm.
Zapruder riprende praticamente l’intera sequenza degli spari e il suo famoso filmato verrà, nel corso degli anni, smontato, smembrato ed analizzato fotogramma per fotogramma centinaia di volte.
Da lì si riuscirà a risalire all’esatta sequenza dei colpi sparati, o almeno del secondo e terzo sparo.
L’agente motociclista Marrion L. Baker, già dopo il primo colpo alza lo sguardo verso una finestra del deposito di libri, sicuro di aver udito un colpo di fucile; vede anche dei piccioni volare via spaventati proprio dal tetto di quell’edificio. Si trova a sud di Elm Steet, e subito si precipita con la sua moto verso il deposito di libri.
Anche altre persone hanno sentito chiaramente che gli spari provenivano da lì e un certo Howard Brennan sostiene di aver visto chiaramente un tipo armato di fucile affacciato all’ultima finestra a destra del sesto piano dello stesso edificio.
Due colleghi di Oswald, che seguivano il corteo presidenziale dalla finestra sottostante, sentono nettamente anche loro che i tre spari provengono da sopra le loro teste.
Nel frattempo l’agente Baker è sceso dalla sua motocicletta ed è entrato nell’edificio, sulla soglia trova il direttore del personale e i due, trovando gli ascensori bloccati, decidono di salire per le scale.
All’altezza del pianerottolo del secondo piano incrociano un tipo che sta scendendo con calma e per nulla agitato, quindi il poliziotto con la pistola in pugno gli intima di fermarsi, ma il direttore lo rassicura: costui è uno che lavora al deposito dei libri.
Quindi i due riprendono a salire verso il sesto piano.
Il tipo che hanno appena incrociato e lasciato andare era Lee Harvey Oswald.
Oswald lascerà l’edificio da lì a tre minuti, dopo aver preso e bevuto una coca cola dal distributore automatico per non dare sospetto, mentre solo alle 12 e 45, quando la polizia chiuderà le porte e radunerà tutti i dipendenti che lavoravano in quel luogo, ci si accorgerà che l’unico impiegato a mancare è proprio lui.
Intanto al sesto piano vengono ritrovati tre bossoli sotto la finestra da cui, presumibilmente, ha sparato il cecchino, nascosto dietro ad alcuni cartoni impilati appositamente (qualora qualcuno fosse entrato al sesto piano per un qualsiasi motivo); poco dopo viene ritrovato anche il fucile, prima scambiato per un Mauser tedesco, poi riconosciuto come Carcano italiano, anch’esso nascosto dietro a due pile di cartoni dall’altra parte del sesto piano.
Ecco quindi che viene dato l’ordine di radunare tutti i dipendenti che lavorano nell’edificio, ma ormai è tardi: Oswald se l’è già svignata, come detto.
E’ uscito dal deposito ed è salito su un autobus a sette isolati da lì, poi innervosito dal traffico che impediva al mezzo di muoversi (ormai la notizia dell’attentato al presidente si era diffusa creando caos ovunque) scende per proseguire a piedi; una sua vecchia padrona di casa che era sul quell’autobus confermerà poi di averlo visto a bordo.
Oswald poi cambia idea di nuovo ed allora chiama un taxi, facendosi lasciare comunque lontano dal proprio appartamento, perché è proprio lì che è diretto.
Vive da solo, dato che la moglie è rimasta a vivere a New Orleans da amici; ormai i due vanno sempre meno d’accordo.
Una volta tornato a casa indossa una giacca e riesce di nuovo.
Ore 13: i medici del Parkland Memorial Hospital non possono far altro che dichiarare la morte del Presidente Kennedy.
Intanto l’identikit dell’attentatore è stato diffuso a tutte le pattuglie: si cerca un uomo dai capelli neri, alto circa un metro e settantacinque.
L’agente Tippit nota un uomo che corrisponde alla descrizione in Oak Cliff, attorno all’una e quindici, e si avvicina a lui con la sua auto.
Scambia con lui qualche parola, poi decide di scendere dall’autopattuglia, ma non fa in tempo ad arrivare dall’altro lato, dove si trovava Oswald, che questi estrae una pistola e lo uccide con tre, quattro colpi.
Lee fugge, mentre dei testimoni avvertono la polizia dalla radio dell’agente ucciso.

Lee Harvey Oswald
Lee Harvey Oswald

Il fuggitivo si libera della giacca, poi passa davanti a un negozio di scarpe, dove si nasconde per un attimo dalle macchine della polizia che sfrecciano in strada. Il proprietario nota il tipo sospetto che esce da lì per entrare poi in un cinema poco più in là.
Oswald entra senza pagare il biglietto e così la cassiera e il proprietario del negozio di scarpe, che nel frattempo lo aveva seguito al cinema, decidono di chiamare la polizia.
Arrivano così gli agenti che portano via Lee Harvey Oswald, dopo che questi tenta un ultimo gesto disperato usando la pistola contro i poliziotti, tentativo che non riesce.
Gli agenti però non si rendono conto subito che il tipo che hanno appena arrestato è l’assassino del Presidente Kennedy, loro stavano cercando il sospettato che aveva sparato a Tippit, il loro collega.
Solo alla centrale scoprono chi è l’uomo che hanno arrestato, dato che Oswald aveva con sé un documento con un nome falso, ovvero Alex Hidell.
Oswald viene quindi riconosciuto come autore di entrambi gli omicidi, dell’agente Tippit e di Kennedy.
Sebbene venga sottoposto a numerosi interrogatori, tra il venerdì e la domenica mattina, nulla viene registrato; pare che fosse quella la prassi, all’epoca, in Texas.
Anche da un test della paraffina risulta che ha effettivamente sparato, anche se non è da considerarsi come prova certa dell’uso di un fucile dato che sulla guancia non risultarono residui.
Lui comunque nega ogni accusa e afferma di essere solo una marionetta ad alcuni giornalisti a cui, incredibilmente, viene permesso di porgli alcune domande tra un interrogatorio e l’altro.
Anche su questo fatto, come quello di non registrare nulla degli interrogatori, si può criticare il comportamento delle forze dell’ordine.
Anche Jack Ruby era presente in quel luogo in mezzo ai giornalisti.
Domenica mattina si decide di trasferirlo al carcere della contea, facendolo passare per i sotterranei per evitare la folla di curiosi.
Nonostante questo, nel sotterraneo ci sono almeno 30 giornalisti.
Ed è lì, alle 11 e 21 di domenica 24 novembre 1963, che Jack Ruby gli si avvicina e gli spara allo stomaco pronunciando queste parole: “Hai ucciso il mio presidente, topo di fogna!”
Il tutto è ripreso anche in diretta tv.
Lee Harvey Oswald morirà poco dopo, nello stesso ospedale dove era stato condotto, due giorni prima, il presidente Kennedy.

Ecco l’assassinio di Oswald ripreso dalle telecamere dell’epoca: http://www.youtube.com/watch?v=654f9svJ3qw

Ecco come sono avvenuti i fatti secondo la cosiddetta “versione ufficiale”.
Anche l’indagine della commissione Warren, costituita il 29 novembre 1963 dal Presidente Lyndon B. Johnson per indagare sull’assassinio, sebbene risulti imprecisa riguardo alla tempistica degli spari, accorciando a 5/6 secondi il tempo avuto a disposizione a Oswald per esplodere i 3 colpi, di fatto giunse a questa conclusione: Lee Harvey Oswald fu l’unico attentatore, ed agì da solo, di sua iniziativa.
Ma allora perché esistono tante versioni differenti dell’accaduto, tutte cospiratorie, compresa quella del film di Oliver Stone?
Quali sarebbero, secondo queste teorie alternative, i punti poco chiari e incongruenti della ricostruzione dei fatti che ho appena illustrato?
Come accade di solito, vedi l’ 11 settembre recentemente, si fa fatica ad accettare che dietro ad eventi tragici e devastanti come l’assassinio del presidente degli Stati Uniti ci sia la mano di un uomo insignificante come lo era Oswald.
Ma, probabilmente, i primi dubbi nascono anche dalle testimonianze di chi affermò che alcuni spari provenivano dalla famosa e citata “collinetta erbosa”, quindi davanti alla limousine del presidente.
Anche nel famoso filmato di Zapruder, e come insinuato dal film JFK- un caso ancora aperto, il corpo di Kennedy sembra venire colpito dal davanti, invece che da dietro, prima al collo, e poi alla testa.
Addirittura sembra portarsi le mani al collo, dopo essere stato colpito lì…
http://www.youtube.com/watch?v=kq1PbgeBoQ4

Qualcuno poi comincia a chiedersi: è possibile che Jack Ruby sia stato pagato da qualcuno per sparare a Oswald e impedirgli quindi di parlare?

Jack Ruby
Jack Ruby

E che dire della famosa “pallottola magica”, quella che secondo la versione ufficiale (il secondo colpo, il primo dei due andati a segno) avrebbe attraversato la schiena del presidente di lato, per poi entrare nella spalla del senatore Connally, per poi uscire dal davanti, ferirlo al polso e fermarsi poi sulla sua coscia?
Sembrerebbe effettivamente impossibile, no?

http://www.johnkennedy.it/wp-content/uploads/2008/09/jfk_magic_bullet-300×233.jpg

Quindi se qualcuno ha detto di aver udito colpi arrivare da un altro punto rispetto al deposito libri, dove si trovava Oswald e prendiamo in considerazione queste osservazioni, è chiaro che c’era qualcun altro a sparare quel giorno in Dealy Plaza.
Il problema è che spesso le impressioni di certi avvenimenti, la loro dinamica, e quello che in nostro occhio crede di percepire non rispecchiano la realtà dei fatti.
E i testimoni, più spesso di quello che si possa sembrare, sono inaffidabili; è qui sta la bravura di chi deve indagare e valutarne l’affidabilità.
C’è da dire che in molti non erano nemmeno sicuri di quanti fossero stati gli spari, qualcuno ritiene di averne uditi solo 2, altri 4 o anche di più.
Dopo qualche anno, uscì una registrazione radio proveniente da una delle motociclette dei poliziotti che sembrava dar ragione alle teoria dei 4 spari, di cui uno proveniente proprio dalla collinetta erbosa, ma ad una successiva indagine si scopre che la registrazione in questione apparteneva ad un agente che si trovava lontano dal luogo dell’attentato, quindi niente prova dei 4 spari.
C’è da dire anche che nel 1977 una nuova commissione prende in mano il caso e sta per arrivare alle stesse conclusioni di quella di Warren quando spunta fuori la registrazione radio sopra citata: così al rapporto finale viene aggiunta una premessa in cui Kennedy è morto a causa di una cospirazione.
Poco vale la successiva dichiarazione del poliziotto a cui era stato erroneamente attribuita la registrazione; McLain, il poliziotto, afferma che non poteva essere certo la radio della sua moto ad aver catturato quei rumori perché , appena dopo gli spari, lui scortò l’auto del presidente direttamente all’ospedale a sirene spiegate, sirene che non si odono invece nella registrazione.
Si scopre così che i rumori provenivano dalla radio di un altro poliziotto che si trovava da tutt’altra parte, e cioè al Trade Mart, luogo dove Kennedy avrebbe dovuto pranzare.
Ma allora Kennedy è stato colpito dal davanti oppure no?
La risposta è, ovviamente, NO!
Analizziamo la teoria della pallottola “magica”: nella realtà Kennedy e Connally non erano seduti uno di fronte all’altro in linea retta come invece sostengono i complottisti, il sedile su cui è seduto il Governatore del Texas non è allineato con quello posteriore, è leggermente più in basso e spostato verso l’interno, come si vede bene qui:
http://www.johnkennedy.it/wp-content/uploads/2010/01/aaa.jpg
La stessa pallottola venne poi ritrovata sulla barella del Senatore all’ospedale, anche se i complottisti ritengono impossibile che il proiettile abbia attraversato indenne i due corpi rimanendo quasi completamente integro.
Ovviamente, come mostrato nel film di Stone, i complottisti sostengono che fu messa di proposito su quella barella.
La cosa non sta in piedi perché non si poteva certo prevedere in anticipo quale traiettoria avrebbe intrapreso la pallottola attraverso il corpo di Kennedy, sia che l’avesse sparata Oswald sia qualcun altro.
Il movimento del Presidente che pare poi portarsi le mani alla gola è invece un riflesso incondizionato ben conosciuto in medicina in caso di lesioni alla spina dorsale, e prende il nome di “posizione di Thorburn”
http://it.wikipedia.org/wiki/Posizione_di_Thorburn
E il terzo colpo, quello “indietro e a sinistra” tanto sbandierato da Kevin Costner nel film?
Anche qui la scienza dice che è del tutto normale che un colpo sparato da dietro faccia spostare in quel modo il capo di una persona colpita in testa, ovvero all’indietro, verso la direzione dello sparo.
Si chiama “effetto jet”.

Qui si vede chiaramente che il frutto colpito si sposta e cade verso il lato da cui è arrivato il colpo:
http://www.youtube.com/watch?v=yzyw7AcHbuY

Ricapitolando quindi, non c’è nessuna “pallottola magica” durante il secondo colpo, dato che in realtà Kennedy e Connally erano seduti non allineati come si vede qui: http://www.youtube.com/watch?v=PfSXkfV_mhA
E il movimento di J.F.K. quando viene colpito dal terzo proiettile è del tutto consono con quel tipo di colpo in testa, come abbiamo visto.
Inoltre quella ferita alla testa poteva essere causata solo da un colpo da dietro come dimostra questo esperimento:
http://www.youtube.com/watch?v=_RX2phbWmgA
Questo proiettile poi finì in pezzi, finendo per scheggiare il parabrezza anteriore.
Altri frammenti sono stati ritrovati successivamente nell’auto’auto del presidente.
Qui invece ci sono le foto del corpo di Kennedy assieme ad alcune fotografie (ATTENZIONE, sono immagini forti): http://www.jfklancer.com/aphotos.html
Non ci sono dubbi sul fatto che non ci sono ferite provenienti da colpi sparati dal davanti.
In effetti c’è un’altra teoria cospiratoria, che prevedeva un secondo cecchino nascosto in un tombino (??) lungo Elm Street che colpì Kennedy da destra e in avanti, dal basso in alto.
Le foto dell’autopsia smentiscono anche questa ipotesi, ovviamente.
C’è da dire che questo materiale rimase in mano alla famiglia Kennedy per 3 anni di fila e non venne mai mostrato, dopo di che le foto e le radiografie vennero custodite agli archivi nazionali a patto che per 5 anni nessuno potesse accedervi tranne permessi speciali.
Nemmeno la commissione Warren poté osservarle a quei tempi.
Ah, stavo per dimenticare la storia dello “sbuffo di fumo” avvistato da alcuni testimoni dietro la collinetta erbosa: in pratica avrebbero usato un fucile di fine ‘800, l’unico in grado di emettere ancora un quantità simile di fumo dopo lo sparo?
Va be’, i soliti cospiratori dilettanti che invece di usare, eventualmente, un fucile con silenziatore ne usano addirittura uno che rilascia sbuffi di fumo, tanto per attirare ancora di più l’attenzione.
Girano anche alcune foto, o spezzoni di frames di filmati in cui si noterebbero vaghe figure nascoste dietro cespugli e muri sempre sulla famosa collinetta: in realtà la qualità del materiale fotografico è così pessima che si vedono solo macchie.

Un'immagine del Presidente Kennedy
Un’immagine del Presidente Kennedy

Un mistero però rimane, anche nella versione ufficiale: non è ben chiaro come il primo colpo sparato da Oswald abbia mancato Kennedy e sia finito poi, di rimbalzo, per colpire Tague che si trovava in fondo al viale, sotto il cavalcavia ferroviario, anche perché il Presidente si trovava ben più vicino a Oswald, al momento del passaggio.
C’è chi dice che un ramo della quercia che si trovava tra la strada e il magazzino dei libri può aver deviato il proiettile più avanti, sull’asfalto, e poi una scheggia dello stesso è finita sulla guancia di James Tague.
Frammenti e segno sull’asfalto già trovati all’epoca delle prime indagini, quindi è assodato che lì un proiettile ha rimbalzato disintegrandosi.
Ma può un ramo deviare una pallottola di così tanto?
Nel 2011 un giornalista americano, Max Holland, indagando sull’assassinio di Kennedy tramite un nuovo restauro di tutti i filmati disponibili dell’evento e con l’aiuto di un paio di testimoni che all’epoca erano proprio nel punto in cui la limousine presidenziale svolta verso Elm Street, davanti al deposito di libri, arriva ad un’altra conclusione: il primo colpo probabilmente è stato esploso un po’ prima rispetto a quello che fino a quel momento si pensava.
Recupera anche delle foto e un video dei servizi segreti ottenuti 4 giorni dopo l’accaduto, ricavati simulando l’attentato dal punto di vista di Oswald ed è così che nota una cosa: il semaforo che è posto prima della quercia sembra avere un piccolo foro!
Se davvero Oswald ha sparato un secondo o due secondi prima rispetto a quello che si è sempre pensato, potrebbe benissimo aver colpito, col primo sparo, il suddetto semaforo, perché i tempi corrisponderebbero.
Purtroppo nel 1963 nessuno ci fece caso anche perché, come detto, non era nemmeno chiara la reale tempistica dei colpi sparati da Oswald.
Lo stesso semaforo è stato sostituito tempo dopo i fatti, quindi non si potrà mai sapere se quello che si vede in alcune foto e in un video in bianco e nero dei servizi segreti è veramente il foro di un proiettile sparato dall’assassino di J.F.K.
Qui è possibile vedere l’intero documentario in cui è possibile capire bene come sono andata realmente le cose quel giorno: http://www.youtube.com/watch?v=5fKlSOKgJCM
E non solo la parte della teoria del proiettile mancante, ma anche riguardo a tutto il resto.
Una su tutte: sulla collinetta erbosa non si vede nessun cecchino o persona sospetta.
Siamo tornati alla conclusione che l’unico colpevole è Lee Harvey Oswald.

Ma chi era costui?

Lee Harvey Oswald.
Oswald nasce l’8 ottobre a New Orleans, nel 1939.
Non conoscerà mai il padre, che muore due mesi prima della sua nascita.
Sballottato da una famiglia all’altra, a causa dell’impossibilità della madre di mantenere lui e i suoi due fratelli, non ha certo un’infanzia felice.
Nel 1952, dopo che il secondo matrimonio della madre naufraga, si trasferisce a New York con la donna, ma i problemi del ragazzo peggiorano.
E’ intrattabile, psicologicamente instabile e alcuni specialisti ne consigliano il ricovero in strutture adatte.
La madre si oppone al ricovero e decide di riportarlo a New Orleans.
A 16 anni Lee lascia la scuola e prova ad arruolarsi, all’insaputa della madre, nei Marines; è però troppo giovane e viene rispedito a casa.
Appena compiuti i 17 anni riprova ad arruolarsi e questa volta ci riesce.
E’ qui che imparerà a sparare e per quanto ne dicano i suoi detrattori e i complottisti, arriverà ad ottenere la qualifica di tiratore scelto, seppur venga descritto da un suo commilitone come svogliato.
Nel frattempo ha cominciato a leggere libri marxisti e ad avere simpatie comuniste; nel 1959 si congeda dall’esercito e parte per l’Unione Sovietica con un visto provvisorio di 6 giorni.
Lui però vorrebbe rimanere a vivere lì ed allora tenta il suicidio.
Alla fine riesce ad ottenere un visto provvisorio, rinnovabile di anno in anno, pur rimanendo un cittadino americano a tutti gli effetti.
Pare che i russi lo tenessero d’occhio, dato che temevano si trattasse di una spia.
Si mette a lavorare in una fabbrica di radio e si innamora di una collega ma l’amore non è corrisposto.
Deluso e arrabbiato decide di tornare negli USA ma nel frattempo conosce un’altra ragazza, Marina che diventerà sua moglie nel giro di pochi mesi.
Dopo un po’ di tira e molla con le autorità sovietiche, alla fine nel 1962, riesce tornare negli Stati Uniti assieme alla moglie e alla figlia appena nata.
Una volta tornato nel suo Paese ricominciano i problemi, pochi soldi, lavori saltuari, e lui che spesso sfoga tutte le sue frustrazioni sulla moglie.
L’ FBI lo tiene d’occhio, nei primi tempi, anche perché lui diventa attivista a favore di Cuba e di Castro.
Dopo altri cambi di lavoro tra Dallas e New Orleans, litigi con la moglie e aver acquistato, nel frattempo, una pistola Smith& Wesson e un un fucile modello Mannlicher-Carcano, sotto falso nome (userà lo stesso documento falso che gli verrà trovato in tasca al momento dell’arresto al cinema, il giorno dell’assassinio di Kennedy.), arriviamo quindi nell’ottobre del 1963.
Riesce a farsi assumere al famoso deposito scolastico di libri e quando il 14 novembre la Casa Bianca approva la visita di Kennedy a Dallas e il 16 viene reso noto il tragitto del Presidente, è evidente che Lee Harvey Oswald coglie l’occasione al volo.
Bisogna considerare che da tempo ambiva a mettere in atto un gesto rivoluzionario plateale e infatti una prima occasione l’aveva avuta il 10 aprile dello stesso anno, quando aveva tentato di assassinare il generale Edwin Walker, noto per le sue campagne anticomuniste e razziste.
Spara probabilmente con lo stesso Carcano con cui ucciderà Kennedy ad una vetrata ma lo manca, forse a causa di una rete per gli insetti .
Riuscirà comunque a scappare e questo particolare verrà rivelato dalla moglie Marina durante la sua deposizione alla commissione Warren.
Su questo punto potrei dare ragione ai complottisti però: è davvero credibile il racconto di sua moglie? Davvero attentò alla vita del generale e riuscì a farla franca?
C’è da dire che in questa occasione aveva preparato un piano di fuga e quindi era una cosa premeditata.
Comunque sia, la sua biografia parla chiaro: aveva seri problemi di socializzazione, si sentiva perseguitato, era un disadattato.

Ma le teorie del complotto?
Perché qualcuno avrebbe voluto la morte del presidente Kennedy? E chi?
I comunisti? Certo, me li vedo gli agenti del KGB che arrivano come niente fosse negli Stati Uniti e imbandiscono un complotto che farebbe acqua da tutte le parti (secondo i complottisti, ovviamente) per vendicarsi dell’affronto subito alla Baia dei Porci, sì certo, come no? E soprattutto riescono a fare fessi quella della commissione Warren…
Oppure è stata la mafia?
Si dice che Kennedy sia diventato Presidente anche grazie ai voti della mafia in cambio di favori ma che poi non ha mantenuto gli accordi.
E’ la teoria sostenuta da Gianni Bisiach, per esempio. Esso sostiene che il presidente è stato ucciso per conto della mafia, tirando in ballo anche Jimmy Hoffa e testimoni scomodi fatti fuori a colpi di “karatè”… e ho detto tutto.
Magari è stata la CIA, o l’FBI di Hoover?
Oppure aveva ragione il procuratore Jim Garrison?
Nella sua inchiesta, in principio, sostiene che quando viveva a New Orleans Oswald era amico “intimo” con David Ferrie e Clay Shaw, due tipi dichiaratamente omosessuali. Ed è su questo punto che si basa l’accusa del procuratore, in un primo momento.
Un gesto ideato da tre gay tanto per fare qualche cosa di trasgressivo.
Andrews, un avvocato a cui piace spararla grossa, oltre che aver conosciuto di persona Oswald, asserisce di aver ricevuto una telefonata da Clay Bernard, subito dopo l’attentato, in cui gli chiedeva se fosse disposto a difendere in tribunale Oswald.
Per Garrison e non si sa perché, Bernard e Shaw sarebbero state la stessa persona.
Il procuratore porta anche la testimonianza di Perry Raymond Russo, che all’inizio dice di conoscere solo Ferrie, poi sostiene di aver sentito lo stesso Ferrie , Oswald e Bernard (alias Shaw per Garrison) parlare dell’intenzione di uccidere Kennedy.
Durante la sua inchiesta, iniziata nel 1966, Ferrie muore per aneurisma ma per Garrison, ovviamente, si tratta di morte sospetta.
Dopo un po’ la tesi della piccola combutta tra omossessuali si trasforma in complotto governativo, tirando in ballo CIA, Lindon Johnson e chi più ne ha più ne metta.
Alla fine di tutto l’unico ad essere condannato sarà Andrews che ammetterà di essersi inventato tutto.
Ed anche Russo risulterà essere stato minacciato e pilotato da Garrison durante la sua deposizione in cui accusava gli altri.
Shaw viene assolto, quindi, per non aver commesso il fatto (estraneo all’attentato a Kennedy) ma il procuratore lo fa arrestare per spergiuro il giorno dopo della sentenza.
Passano altri 2 anni e nel 1971 Shaw viene prosciolto anche dalle accuse di spergiuro e tenta a sua volta una causa contro Garrison, ma non farà in tempo ad avere giustizia: morirà di cancro nel 1974.
Jim Garrison non riuscirà a farsi rieleggere come procuratore e tanto per non farsi mancare nulla, accuserà l’FBI di aver truccato le elezioni.
Alcuni collaboratori del procuratore, da cui si erano dissociati quasi subito, lo descrivono come uno che vedeva cospirazioni ovunque, probabilmente con seri problemi di mente.

Parole forti che sicuramente i complottisti avranno usato per dire che “vogliono far passare per matto Garrison e insabbiare il tutto. Ecco un’altra prova a favore del complotto!”.

C’è ancora un personaggio di cui vale la pena soffermarsi: Jack Ruby, colui che uccise Oswald due giorni dopo l’arresto.
Ruby, al secolo Jacob Rubenstein, proprietario di un Night Club a Dallas.
Era uno spaccone, antipatico a tutti, un essere appiccicaticcio che tentava in tutti modi di farsi notare e diventare qualcuno. Il suo night club era regolarmente frequentato anche da agenti di polizia.
Per certi versi era simile a Oswald, un altro perdente nato alla ricerca dei suoi venti minuti di notorietà.
Anche lui approfitta delle circostanze favorevoli per compiere il suo gesto, la mattina di Domenica 24 novembre 1963.
Quando viene arrestato per aver ucciso l’assassino del SUO presidente è quasi incredulo: lui si riteneva un eroe, non un criminale!
Interrogato dalla commissione Warren negherà l’esistenza di qualsiasi complotto, confermando di aver agito da solo.
Quindi nessuno lo ha mandato lì a eliminare Oswald prima che questi possa arrivare ad un processo e parlare.
Ritengo comunque alquanto improbabile che qualcuno avrebbe potuto dar retta all’assassino del Presidente ed eventuali storie di congiure qualora Ruby non gli avesse sparato.

Jack Ruby comunque morirà di cancro nel 1967. Tutto dettagliatamente comprovato da medici e cartelle cliniche ovviamente.
Siamo tornati quindi al punto di partenza.
Il film di Oliver Stone non rispecchia la realtà dei fatti e racconta invece la folle inchiesta di un procuratore troppo sicuro di sé, incapace di ammettere di aver preso delle clamorose sviste con tanto di intimidazioni nei confronti di testimoni e magari pure paranoico.
Abbiamo visto che tutte le prove portano a ritenere Lee Harvey Oswald come unico attentatore di Kennedy, quel 22 novembre 1963.
Anche tutte le altre teorie alternative sono solo speculazioni.
Un’altra cosa: quella mattina, a Dallas, fu lo stesso Kennedy a ordinare di togliere la capote dalla Lincoln.
Quindi nemmeno Oswald sapeva bene cosa si sarebbe trovato di fronte, figuriamoci i cecchini di un ipotetico complotto.
Mica potevano prevedere le intenzioni del Presidente a riguardo.
JFK: caso chiuso, a mio modo di vedere.

Luigi De Conti

3 comments

  • Ottimo articolo.
    Come lei era stato in principio irretito dal film di Stone, io ero stato in principio irretito dal libro da cui tale flm è tratto.
    Per fortuna entrambi non ci siamo accontentati 😉
    Saluti,
    Mauro.

  • La storia di Ruby che uccide Oswald perchè è un perdente in cerca di riscatto mi sembra una favoletta per bambini….Lei lo sa che 100 anni prima anche John Wilkes Booth, che uccise Lincoln, era stato fatto passare per folle solitario e guarda caso fu anche lui freddato prima di potere parlare. Lincoln così come Kennedy mise mano ai meccanismi di emissione del denaro. Non le pare che la storia si ripeta un pò troppo spesso….?

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