Un mostro in Nuova Zelanda?
Ha fatto il giro del mondo un filmato messo su Youtube dall’utente Elizabeth Ann in cui si vedono i resti di un grosso animale acquatico (è dotato di pinne) trovato sulla spiaggia di Pukehina, nella Bay of Plenty, in Nuova Zelanda.
Quando si trovano carcasse di notevoli dimensioni e rese poco riconoscibili dalla decomposizione, capita spesso che qualcuno chiami in causa i grandi rettili del Mesozoico. Visto che siamo in tema di Nuova Zelanda, si può ricordare il caso del peschereccio giapponese Zuiyo Maru che nel 1977, mentre era al largo delle coste neozelandesi, trovò nelle reti un grosso animale in avanzato stato di decomposizione che aveva apparentemente un lungo collo con una piccola testa al termine. Si parlò quindi di un plesiosauro, il che sarebbe stato ovviamente una notizia formidabile dal momento che tale gruppo di animali, in base alle conoscenze della paleontologia, dovrebbe essere estinto da 65 milioni di anni. Una più attenta osservazione delle caratteristiche anatomiche e l’esame di un campione di tessuto tratto dalla bestia prima di ributtarla in mare spinsero invece a identificare il misterioso animale con uno squalo elefante (Cetorhinus maximus): il presunto collo con testa era in realtà la parte superiore della testa del grosso pesce (la parte inferiore si era staccata).
Anche nel caso della carcassa della Bay of Plenty si è parlato di rettili preistorici. Il Corriere della Sera, per esempio, nella presentazione del video scrive che la bestia “ha mascelle lunghe con denti affilati che lo fanno un po’ assomigliare ai resti di un dinosauro”. A dire il vero, non si conoscono dinosauri con le pinne. Il termine “dinosauri” è però spesso usato impropriamente anche per altri rettili del Mesozoico che dinosauri in realtà non sono. E’ quindi possibile che chi ha nominato i dinosauri pensasse in realtà a rettili marini come i pliosauroidea (plesiosauri dal collo corto come il Kronosaurus e il Liopleurodon) e i mosasauri (citati qui), che avevano pinne e un muso che potrebbe apparire vagamente simile a quello dell’animale trovato sulla spiaggia di Pukehina.
Un esperto zoologo, però, non ha difficoltà a notare che non si tratta di un rettile sopravvissuto dal lontano passato e neppure di uno attuale come un coccodrillo marino (Crocodylus porosus – citato per esempio qui), ma di un mammifero dell’ordine dei cetacei. Anton van Helden, esperto di mammiferi marini, interpellato da 3 News, ha chiarito che l’animale era un’orca (Orcinus orca).
Si tratta di un animale con le pinne (e già questo esclude il citato coccodrillo) e di grandi dimensioni. Viene infatti riferito che la carcassa era lunga circa nove metri, anche se una parte di tale misura spettava a ciò che sembrava essere visceri della bestia fuoriusciti dal corpo.
La bestia ha denti ben sviluppati e sostanzialmente uguali lungo la mandibola e la mascella. Nell’immagine tratta dal filmato si vedono distintamente sei denti e altrettanto chiaramente si vedono, più avanti, cinque alveoli vuoti dove in precedenza erano alloggiati dei denti.
Esistono vari animali che raggiungono tali dimensioni, ma anche solo uno sguardo superficiale alla bocca e ai denti porta dritti ai cetacei odontoceti della famiglia dei delfinidi. Gli squali più grossi esistenti, lo squalo balena e lo squalo elefante, hanno molti piccoli dentini che non hanno nulla a che vedere, per forma, grandezza e disposizione, con la dentatura della bestia della Bay of Plenty. Per lo squalo bianco e lo squalo tigre, che, pur arrivando a lunghezze notevoli, restano lontani dai due citati, e per l’elefante marino del sud, un pinnipede che può superare i sei metri di lunghezza, si dovrebbe concedere un discreto sconto sui nove metri stimati e in ogni caso la forma dei denti escluderebbe al volo anche loro. I cetacei misticeti, che comprendono gli animali più grossi al mondo, non hanno denti, bensì i caratteristici fanoni. Tra i cetacei odontoceti, possiamo scartare subito il capodoglio, che ha una bocca di forma caratteristica con denti sviluppati solo nella mandibola, e gli zifidi, che hanno il rostro stretto e allungato con un numero molto ridotto di denti (con l’eccezione del Tasmacetus shepherdi).
Ci restano quindi i delfinidi. I più grossi sono l’orca (Orcinus orca), che può superare i 9 metri di lunghezza, e il globicefalo (Globicephala melas), che può superare gli 8. Se accettiamo di scendere fin verso i 6 metri possiamo aggiungere la pseudorca (Pseudorca crassidens) e un’altra specie di globicefalo (Globicephala macrorhynchus). Per identificare la carcassa come quella di un’orca, il sopra citato Anton van Helden ha fatto riferimento alla forma, caratteristica di questa specie, della pinna pettorale. Nell’immagine si può confrontare la pinna pettorale dell’animale della spiaggia di Pukehina, per quanto un po’ coperta dalla sabbia, con quelle di un'(altra) orca, di un globicefalo e di una pseudorca.
Immagini delle pinne pettorali: particolari dalle foto sotto indicate:
orca: di Mlewan, http://commons.wikimedia.org/wiki/File:JumpingOrca.jpg
globicefalo: di Dirk Klaus, http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Globicephala_melas_pilot_whale_by_dirk_klaus.jpg
pseudorca: di OpenCage, http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Pseudorca_crassidens.jpg
(le immagine relative a orca e pseudorca sono state capovolte orizzontalmente per rendere più agevole il confronto)
Giorgio Castiglioni, redattore di Mah