S.O.S. Vampiri

UFO e Affini

Nell’immaginario fantastico del mondo del paranormale ricorre molto spesso, seppur in varie forme, il rapporto con una dimensione parallela oltre la vita conosciuta che potremmo definire Aldilà. Non sempre però questo confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti è così netto e appaiono interazioni tra le due dimensioni creando creature fantastiche come spettri, fantasmi, poltergeist , spiritelli e quelli che potremmo sintetizzare con il termine generico di “Non morti” che comprendono zombie e vampiri. In questo articolo, che tenevo in cassetto da un bel po’ di anni sommerso da polvere virtuale in uno dei tanti dischi sparsi nel mio magazzino, vorrei soffermarmi su quella che è la figura più affascinante e misteriosa delle creature non-morte: Il vampiro.
LA figura del risurgente succhiasangue ha avuto molti alti e bassi nella storia, se ne perde la traccia e finisce nel dimenticatoio per poi riaffiorare come fenomeno mediatico mondiale attraverso opere letterarie e cinematografiche di grande successo che riportano il vampiro alla ribalta.   Se tutto fosse limitato a mero femomeno letterario non avrebbe motivo di trovare spazio nel nostro sito, ma dato che il vampiro non è una creatura che vive solo nell’immaginario cartaceo o di celluloide e non raramente programmi televisivi o scoop giornalistici portano alla ribalta qualche caso di infestazione vampirica, mi sembra doveroso riportare questo dossier sulle sue origini, diffusione e successo. Non va inoltre sottovalutato che in alcune culture , specie dell’est europeo, la credenza del vampiro è ancora fervida con tanto di riti per scongiurare il ritorno dei trapassati.
Il mito del vampiro, non è un’invenzione recente e nemmeno originaria dei paesi dell’Europa orientale, come spesso si crede. E’ vero il fatto che il Vampiro ,per così dire, ” moderno ” è nato tra i Carpazi e i Balcani, come un fatto di fusione tra le tradizioni locali e la cultura cattolica, ma già prima dell’avvento del Cristianesimo, che ha favorito la credenza dell’influsso diabolica nell’esistenza del vampiro, tutti i popoli hanno dovuto fare i conti, chi più e chi meno, con i loro risurgenti.
La pratica del culto dei morti tra i popoli primitivi aveva spesso lo scopo di allontanare il defunto dai vivi. Il defunto cercava di ottenere dopo la morte tutto ciò che gli era stato negato in vita. A risorgere erano spesso ragazzi giovani e vergini che dopo morti venivano a recriminare il diritto alla vecchiaia e al sesso che gli erano stati negati dalla morte prematura. Sono concetti questi che trovano posto in tutte le tradizioni vampiristiche. L’alimentazione e il sesso erano le principali attività che non si perdevano con la morte. In molti casi erano addirittura più accentuati tanto da scatenare il timore dei vivi nella resurrezione dei morti anche perché questi ultimi avevano abitudini alimentari particolari: si nutrivano di carne umana o, come nella maggio parte di casi, del sangue dei vivi, ma torneremo sull’argomento dell’alimentazione più avanti.
Per scongiurare l’apparizione di questi risurgenti, i popoli adottavano molti metodi, ognuno diverso a seconda dell’epoca e dell

Lilith
Lilith

a collocazione geografica.
In alcuni sepolcri dell’antico Egitto e della Mesopotamia sono state trovate delle statue di pietra raffiguranti donne con gli attributi femminili molto accentuati, questo ha fatto pensare che le statue rappresentassero delle concubine con cui i defunti appagavano i loro desideri sessuali senza il bisogno di risorgere. Nel neolitico i defunti venivano arsi e chiusi in urne , oppure sepolti strettamente legati in avelli serrati da pesanti lastre di pietra. I vedovi della Nuova Guinea avevano l’usanza di dormire con la loro ascia di guerra per difendersi dalla moglie defunta; gli Herero dell’Africa del sud asportavano la colonna vertebrale dei defunti per impedirgli la deambulazione.
I lucumoni etruschi chiudevano i loro defunti in un’intercapedine nella loro abitazione e facevano sorvegliare costantemente il luogo. Molti popoli del mediterraneo davano i cadaveri in pasto alle belve feroci. I Romani antichi avevano trovato un accordo con i loro defunti concedendo loro di trascorrere da uno a tre giorni all’anno tra i vivi. Durante tale periodo i parenti dei defunti erano dispensati da qualsiasi carica pubblica e a volte evitavano di uscire di casa. Allo scadere del periodo il pater familias gettava alle sue spalle una manciata di fave nere come tributo al defunto e la vita riprendeva normalmente.
Molto spesso queste precauzioni non ottenevano il risultato sperato, e orde di risurgenti tornavano tra i vivi per esigere i loro tributi. Tra le tante leggende ne cito due che meglio di tutte esplicano il concetto.
La più nota tra tutte è forse quella della ” Fidanzata di Corinto” , nella quale Filinnio, una fanciulla morta vergine a causa dell’impedimento da parte della madre di unirsi al promesso sposo, torna dal regno dei morti a reclamare il compimento dell’amplesso: << Dalla tomba mi levo a ricercare il bene, che mi manca, dell’amore; il mio sposo perduto ad abbracciare, ed a suggere il sangue del suo cuore.>>.
La vicenda della giovane Filinnio venne raccontata per la prima volta da Flegone che sosteneva di esserne un testimone oculare. Nel tempo la vicenda venne ripresa più volte finche Goethe ne decise la versione definitiva sottolineando l’aspetto vampirico della storia.
L’altra è una storia molto romantica che ha ispirato molte ballate . La storia risale al 390 d.C. e si svolse a Clermont, in Alvernia.
Durante il funerale della moglie Scolastica, il marito Ingiurioso ringraziò Dio davanti a tutti gli intervenuti per avergli donato quel << tesoro di purezza >> che adesso lui restituiva << intatto come l’aveva ricevuto >>. A queste parole Scolastica si rizzò nel sarcofago e disse al marito:<< Perché, marito mio, riveli a tutti faccende che dovrebbero riguardare solo noi ? >>, poi si riaccomodò nella tomba e si lasciò seppellire. Il giorno seguente morì anche Ingiurioso e fu seppellito in un cenotafio accanto alla moglie. Il mattino seguente i guardiani del cimitero notarono della confusione tra i sepolcri. La tomba di Ingiurioso era vuota, mentre in quella di Scolastica vennero trovati entrambe i corpi l’uno nelle braccia dell’altro. La morte aveva consentito loro di riparare un’omissione commessa durante la vita. Dopo il fatto la tomba di Scolastica venne indicata come ” il letto degli amanti “.
Come ho accennato poco

Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau
Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau

sopra, anche dopo la morte i trapassati avevano la necessità di nutrirsi. A questo scopo spesso nei sepolcri venivano posizionati dei generi alimentari o oggetti che li raffigurassero per placare la fame dei loro defunti. Nelle riesumazioni a cadaveri spesso risultava che questi generi alimentari venivano effettivamente consumati e allora si provvedeva a rifornire il sepolcro con nuovi viveri.
Ma in molte superstizioni il cibo che veniva lasciato nei sepolcri, non era sufficiente per impedire loro di risorgere. I risurgenti, infatti, preferivano nutrirsi di carne e sangue umano. Il sangue, nei miti antichi, era considerato come l’alimento preferito dagli dei; era il tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Nella tradizione classica esistevano le lamie. Erano una sorta di mostri femminili che si nutrivano di sangue di infanti o giovanetti vergini in quanto ritenevano il loro sangue assai fresco. Le lamie erano seguaci di Ecate, la Dea della Morte degli arcaici culti lunari mediterranei. Nella Roma antica, esisteva un collegio di sacerdoti con lo scopo di combattere questi esseri. Gli studiosi delle religioni pensano ci siano connessioni tra le lamie e Lilith: colei che secondo le tradizioni rabbiniche sarebbe stata la seconda moglie di Adamo e genitrice di una stirpe di Vampiri.
Il collegamento tra oltretomba-sesso-sangue, è presente in molte culture antiche.
La Lamashtu dei babilonesi, per esempio, era un demone femminile nato da una prostituta che seduceva gli uomini suggendogli il sangue, ma si nutriva anche di feti strappati dalle donne gravide.
Il vampiro propriamente detto, cioè quello a cui siamo stati abituati da cinema e dalla letteratura, è originario dell’ Europa orientale.
Secondo molti il termine vampiro deriva dalla fusione del lituano ” wempti “, che vuol dire bere, e il turco ” uber ” ,essere diabolico. Letteralmente quindi il termine vampiro vuol dire demone che beve. In effetti se si analizza il vampiro moderno, se così si può chiamare, ci si accorge che si tratta di un defunto che per concessione infernale sopravvive alla propria morte nutrendosi di sangue.
Il fatto che queste superstizioni siano radicalizzate nelle culture baltico- balcaniche, va probabilmente ricondotto alla particolare cura che questi popoli avevano dei defunti prima della cristianizzazione. Sono stati infatti gli ultimi popoli a convertirsi, in modo tutt’altro che pacifico, al cattolicesimo fondendo la loro cultura pagana con quella imposta dalla Chiesa. I preti, dal canto loro, non fecero nulla per convincere il popolo ad abbandonare tali pratiche superstiziose in quanto trovavano nei vampiri dei validi alleati per evidenziare l’esistenza di Satana e piegare così il popolino al loro potere.
Il vampiro, infatti , era principalmente un mito della bassa società, colpiva solamente la popolazione e traeva origine da defunti poveri. Il Vampiro aristocratico è un’invenzione letteraria, ma procediamo per gradi.
Ogni popolo aveva la sua tipologia di Vampiro, spesso anche il nome era diverso (sono cinquantaquattro nomi diversi) tanto per fare alcuni esempi trai polacchi si chiamava Upir, in Russia Mjertoviek , in Albania Sampir, i bulgari lo chiamavano Nosferat, i Macedoni Vrukolak, i Serbi Vurdalak.
Malgrado le differenziazioni tra i vari popoli, tutti i vampiri si incontrano in alcune caratteristiche. In genere il vampiro ha il viso emaciato e pallido come il marmo. Ha folti capelli e il corpo villoso al punto da avere sovente anche peli sul palmo delle mani. Il colore degli occhi è slavato, le labbra tumefatte e canini particolarmente allungati e aguzzi. Questi ultimi hanno lo scopo di recidere la giugulare per succhiare il sangue. Le unghie del Vampiro sono sempre lunghissime, le orecchie appuntite e mobili come quelle dei pipistrelli e l’alito fetido. Temono l’odore dell’aglio, la luce del giorno e qualsiasi simbolo sacro ( cosa comune a tutti i mostri appartenenti alla stirpe satanica).
Il morso del vampiro è anestetico , cosa che gli permette di agire indisturbato mentre la vittima dorme, e chi lo subisce diviene vampiro a sua volta. Il morso emette un rumore caratteristico battezzato dal vampirologo settecentesco Pierre Thyraeus de Neuss : poppysma.
Nella storia l’Europa è stata spesso percorsa da varie epidemie di vampirismo. Si attribuiva al vampiro ogni sorta di morte inspiegabile e molto spesso epidemie di peste o di colera venivano imputate all’azione dei succhiatori di sangue.
Non erano rari casi di vampirismo documentati da documenti ufficiali. Molto spesso nelle riesumazioni di tombe di ” sospetti di vampirismo ” i cadaveri venivano trovati integri anche dopo vari mesi e con le labbra sporche di sangue. Qualora un cadavere fosse stato trovato in queste condizioni, lo si denunciava alla magistratura che doveva giudicare l’esistenza o meno degli estremi per giudicarlo vampiro e, in caso affermativo, il cadavere veniva bruciato. All’udienza non si tralasciava nulla, si trattava di un vero e proprio processo con tanto di testimoni che generalmente erano parenti dell’imputato stanchi delle continue visite del defunto.

Il Vampiro in letteratura

Il Vampiro di Polidori
Il Vampiro di Polidori

Nel contesto appena delineato, la figura del vampiro non poteva non ispirare scrittori e poeti non necessariamente dediti alla letteratura orrorifica e fantastica. Fu proprio uno di questi non addetti al settore, Jhon William Polidori, a dare il via al mito del vampiro in letteratura.
Tutto ebbe inizio nel Giugno del 1816 a Villa Diodati, la dimora ginevrina del poeta britannico Lord Byron. Ospiti del poeta vi erano il collega Percy Busshee Shelley, la fidanzata e futura sposa di quest’ultimo Mary Wollstoncraft Godwin, L’amante di lord Byron Clair Clairmont e il medico Jhon Willam Polidori.
Nel periodo che trascorsero a Ginevra, la pioggia persistente impedì a loro di uscire costringendoli nella villa per tutto il tempo. Come sostenne la giovane Mary, trovarono per caso su uno scaffale un libro di racconti di fantasmi e Lord Byron propose una gara tra gli invitati: ognuno di loro avrebbe dovuto scrivere una storia di fantasmi alla maniera degli scritti gotici tedeschi.
Lord Byron si limitò a buttare sui fogli lo schema del racconto abbandonando quasi subito la gara. Lo stesso fece Shelley.
La giovane Mary, allora diciannovenne, e Polidori presero sul serio la scommessa scrivendo due tra i più grandi capolavori della letteratura fantastiva moderna.
Mary scrisse il suo ” Frankestein, un Prometeo moderno ” pubblicato anonimo nel 1818 e che credo non abbia bisogno di ulteriori presentazioni. Jhon William Polidori riprese l’idea lasciata da Lord Byron e scrisse il suo ” The Vampire “.
Il racconto narra la storia di una vacanza in Grecia di un aristocratico inglese, Lord Ruthwen, e del suo occasionale compagno di viaggio Aubrey. Durante il viaggio Ruthwen chiede all’amico, che lo crede sul punto di morire, di giurargli che non avrebbe mai riferito a nessuno quello che gli avrebbe detto. Aubrey giurò e Ruthwen gli confidò di essere un vampiro. I due si divisero dopo il viaggio, ma si rincontrarono quando Ruthwen sedusse la sorella di Aubrey che a causa del giuramento fatto non poté avvertirla e lei fu uccisa dal vampiro.
Polidori , con il suo ” The Vampire ” ridisegnò completamente la figura del Vampiro dandogli l’aspetto dell’aristocratico londinese, tenebroso e dall’inquieto fascino. In pratica l’unica cosa in comune con il vampiro della tradizione baltico-balcanica era il fatto che succhiava sangue.
L’intuizione letteraria di Polidori di creare il vampiro nobile sembra sia nata dall’intenzione di creare una caricatura di Lord Byron come rivalsa per le continue frustrazioni che era costretto a subire a causa dell’eccentrico poeta inglese. Lo dimostrerebbe la scelta del nome: Ruthwen Glenarvon, infatti, è l’incarnazione satanica di Lord Byron nell’opera di una sua amante delusa. Polidori fece pubblicare il suo racconto nel 1819 a firma dello stesso Byron.
Probabilmente sperava di screditare il poeta, ma ebbe l’effetto opposto e in breve tempo ” The Vampire ” venne tradotto in tutte le lingue europee dando a Byron ulteriore fama. Goethe stesso affermo che si trattava della migliore opera mai scritta da Byron. L’unico a non ricavarne nulla fu l’autore al quale venne riconosciuta la paternità del racconto solo dopo la morte avvenuta suicidandosi nel 1921 a soli 26 anni con un veleno di sua invenzione.
Dopo il fenomeno Polidori molti autori si cimentarono nella scrittura di racconti con personaggio il Vampiro, a prescindere dal paese di appartenenza o dal genere di scrittura praticata. Il vampiro, infatti, trovava spazio in ogni genere letterario anche se era nel neogotico che viveva il suo massimo splendore.
Il racconto che in assoluta ha contribuito a creare il mito del vampiro, e lo dico per il motivo particolare per cui probabilmente senza di esso non sarebbe mai nato

Abram Stoker - L'autore del Dracula
Abram Stoker – L’autore del Dracula

il Dracula di Stoker, è ” Carmilla ” dell’ irlandese Joseph Thomas Sheridan Le Fanu, uno dei maestri della letteratura soprannaturale. Carmilla è una giovane donna che tormenta durante la notte una fanciulla vergine. Per vivere deve nutrirsi di sangue ma deve anche cambiare il proprio nome mantenendo comunque l’anagramma del suo. Apparirà quindi anche come Millarca e Mircalla. Il racconto ha lieto fine, nel senso che la fanciulla sopravvive e la vampira viene annientata, e per la prima volta in letteratura, dopo Saffo, affronta il discorso dell’amore omosessuale. Questa caratteristica diventa da allora peculiare per la distinzione del vampiro letterario. Il molti casi il vampiro viene descritto come un essere senza sesso, che non disdegna ne uomini ne donne, l’importante è che abbia ciò che a loro è necessario: il sangue. Per avere un esempio tipico di tale tendenza basti leggere la trilogia di Ann Rice ( Intervista col vampiro, Scelti dalle tenebre, La regina dei dannati ). Il personaggio, il vampiro Lestat, predilige dei giovinetti, ma nello stesso tempo non disdegna le belle donne. Per se comunque sceglie un compagno, Lui, che è tardivo nell’accettare la sua nuova posizione di vampiro.
Ma ritorniamo al passato.
Ho detto in precedenza che probabilmente senza Carmilla, non sarebbe mai esistito il Conte Dracula. L’irlandese Abram Stoker trovò l’ispirazione proprio dopo la lettura del racconto di Le Fanu. Passò sette anni a documentarsi sui vampiri nella biblioteca del British Museum. Il suo vampiro nacque inizialmente come opera teatrale per l’amico attore Henry Irving che diede a Stoker il modello ideale per cucire la fisionomia del suo personaggio. Irving infatti era molto alto, con uno sguardo penetrante e una voce tonante. Rimaneva solamente il nome e a suggerirglielo ci pensò Arminius Vambery, docente di tradizioni slave all’università di Budapest che gli parlò del Voivoda Valacco Vlad Basorah detto Tepes ossia l’impalatore.
Vlad Tepes era un grande condottiero, ma altrettanto sanguinario e venne chiamato l’impalatore proprio per la tendenza che aveva ad impalare su alti travi i condannati o i nemici. Aveva un concetto tutto particolare di giustizia e non serviva essere ladri o assassini per meritare l’impalazione, ma bastava commettere marachelle molto minori. Tra i tanti libelli che narrano le gesta di Vlad, uno in particolare spiega tutto questo.
Si narra che su una piazza di Tirgoviste, una delle città della Valacchia, c’era una fontana che sgorgava acqua a vicino una coppa d’oro intarsiata di pietre preziose. Ogni passante poteva usare la coppa, di proprietà di Vlad, per bere l’acqua, ma nessuno aveva mai avuto l’intenzione di rubarla. Un viaggiatore di passaggio a Tirgoviste notando il fatto chiese a uno dei cittadini come mai nessuno aveva ancora rubato la coppa. Egli fece vedere al viaggiatore un corpo lì vicino impalato straziarsi dal dolore. Probabilmente il viaggiatore aveva pensato che fosse una brigante giustamente condannata, ma gli raccontarono che il giorno prima il principe aveva visto in strada un uomo con una scucitura sui pantaloni. Quella impalata era la moglie rea di non essersi presa cura del marito. Il viaggiatore fuggì senza più dubbi.
Il principe Vlad era anche soprannominato Dracula che vuol dire figlio di Dracul. Egli infatti apparteneva all’ordine del Dragone, un ordine isti

Vlad L'Impalatore
Vlad L’Impalatore

tuito dalla Chiesa per difendere il Sacro Imperi di Roma dall’attacco dei Turchi. In Valacco Dracul vuol dire anche demonio e quindi Dracula può essere interpretato anche come Figlio del diavolo e viste le gesta è difficile non pensarlo. La fama di diavolo del principe Vlad era riconosciuta anche dai nemici ed era tipico di lui, almeno così tramandano le leggende intessute sopra all’eroe valacco , scagliarsi verso il nemico sul cavallo a spada tratta urlando. Nessun nemico si sarebbe mai avvicinato al principe affrontandolo ritenendolo un diavolo immortale, avrebbe rappresentato morte certa.
Lo pensò anche Stoker che lo scelse come personaggio per il suo capolavoro : “Dracula ”
Il romanzo è scritto sotto forma di raccolta di lettere e pagine di diari che a poco a poco ne costituiscono la trama. Inizia con il diario di Jonathan Harker il quale si reca in Transilvania per vendere alcuni immobili londinesi siti nel complesso di Carfax all’eccentrico conte Dracula. Qui viene fatto prigioniero dal conte che si reca a Londra seducendo la fidanzata di Harker, Wilelmina Murray. Ad opporsi ai piani del vampiro interviene il Professor Abram Van Helsing che, chiamato per telegrafo dal suo allievo medico Jack Seward, cerca di salvare la vita alla giovane amica di Wilelmina, Lucy Westenrea, presa di mira dal conte come pasto preferito. All’inizio nessuno crede al professore, solamente dopo la morte di Lucy, quando tutti la vedono vampirizzata, alcuni amici della ragazza si uniscono a lui per uccidere il conte. Il conte viene ucciso nel suo castello tra i Carpazi proprio da Wilelmina che ormai è innamorata di lui. E’ ovvio che in poche righe non si può descrivere un intero romanzo, ma spero almeno che la mia piccola didascalia abbia stimolato la vostra curiosità nei confronti dell’opera di Stoker. Io la consiglio a tutti.
Ma a parte i commenti personali, va sicuramente sottolineato il fatto che il successo di ” Dracula ” non ha sicuramente precedenti. Sin dalla sua pubblicazione, avvenuta nel 1897, ha ottenuto il massimo dei consensi da parte di ogni ceto. Il mito del conte ematofago venuto dall’est si può considerare un vero fenomeno sociale. L’ombra del conte è arrivata, seppur un po’ affievolita, fino ai nostri giorni attraverso tantissimi film, libri, saggi, fumetti e ogni cosa che può creare un business. Ormai è diventato come un gadget, ma sono sicuro che il suo mito non si esaurirà tanto velocemente.
Dopo il ” Dracula ” di Stoker pochi autori si sono cimentati con le storie del risurgente, il massimo era raggiunto e solo alcuni addetti al settore, come Howard Phillip Lovecraft, Ernest Theodor Amadeus Hoffman, Robert Bloch, Ann Rice solo per citare i più celebri, hanno sentito il bisogno di continuare la tradizione iniziata con Polidori.
Ultimamente , come detto in precedenza, le storie di vampiri hanno ripreso vigore, dopo un decennio di quasi silenzio, riesumate dalla saga di Twilight e figli, ma la cosa che potrebbe far ridere è il fatto che , malgrado ci troviamo nell’epoca tecnologica e che si definisce della ragione, lo spettro dei vampiri continua a vivere anche al di fuori degli ambiti letterari e cinematografici alimentato anche da ben note trasmissioni televisive di carattere pseudoinformativo che spingendosi “ai limiti della conoscenza” cercano di dare dimostrazioni scientifiche alla loro esistenza. Grazie a questi “parti dell’ignoranza mediatica” il vampiro ha perso la sua connotazione demoniaca e viene descritto come una forma di evoluzione, una nuova specie o in alcuni casi come il frutto di un ibrido tra forze aliene alla nostra terra e degli esseri umani presentando testimonianze che vanno oltre il limite della sopportazione razionale, ma con una dialettica e un modo di presentare i fatti che manifesta una certa credibilità a chi è suscettibile a questi argomenti.  La cattiva scienza in TV continua a far danni, accetterei più volentieri di vedermi succhiare il sangue da un inconsistente principe della notte piuttosto che il cervello da questi falsi profeti della conoscenza. Ma questa è un opinione personale.

Luca Menichelli

2 comments

  • Grazie mio quasi omonimo per avermi fatto capire che di vampiri non avevo mai capito un tubero. Bell’articolo.
    Luca Palladino 🙂 😀

  • Il vampiro di Polidoro l’ho letto anch’io e mi è molto piaciuto, ma non sapevo nulla sui vampiri quindi per me è un ottimo articolo. Pensavo fosse uninvenzione recente ereditata dalle superstizioni dell’est , ma mi sono ricreduto . Grazie

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