I misteri del sottosuolo: intervista al gruppo TE.S.E.S.
Il Gruppo TE.S.E.S. (TEam Sperimentale Esplorazione Sotterranei), è un’associazione di volontariato che si occupa di ricerca e studio di ambienti sotterranei realizzati dall’uomo; dall’antichità ad oggi. Dalla speleologia all’archeologia, dall’architettura alla geologia, il gruppo si occupa di esplorare gallerie nascoste sotto ai castelli, chiese, cripte, cave, miniere, pozzi e tutti quegli ambienti che possano nascondere qualche mistero del passato, magari attraverso racconti e leggende che narrano di fantasmi e streghe, o attraverso simboli e incisioni.
Il gruppo Teses si preoccupa, inoltre, di promuovere il recupero e la tutela di Beni culturali. Il presidente dell’associazione è Luigi Bavagnoli che da parecchi anni guida un gruppo di ricercatori appassionati di misteri alla scoperta di miti e leggende. La ricerca si basa su archivi, biblioteche, mappe, ma anche sui racconti popolari e il tutto viene documentato tramite video, fotografie e rilievi sul posto.
Navigando nel sito del gruppo non si può far altro che essere incuriositi e affascinati dall’argomento e ho così colto l’occasione per porgere alcune domande al presidente Luigi Bavagnoli.
Ciao Luigi e grazie per la disponibilità. Prima di tutto, puoi raccontare brevemente come è nata questa tua passione?
Certamente. Sono sempre stato, fin da bambino, molto curioso. Mi ponevo sempre domande, cercavo risposte di continuo. Sperimentavo ogni cosa.
Mi sono avvicinato all’antico grazie a mio nonno prima, curatore di un museo, e a mio padre dopo, insegnante di fisica e di matematica, ma grande appassionato di storia e di archeologia, che mi hanno trasmesso la passione verso la storia e verso i misteri del passato.
Da lì il passo è stato breve, sono stato impossessato dalla necessità di trovare conferme o smentite sul campo – o meglio, sotto al campo – alle numerose leggende di cui sentivo raccontare.
Quali sono gli obiettivi della vostra ricerca? Ci sono investimenti in questo campo da parte dello stato italiano?
L’obiettivo primario è la ricerca di ambienti sotterranei realizzati dall’uomo. La loro stessa esistenza rappresenta un punto fermo sul quale poter iniziare gli studi che servono a dare le risposte alle canoniche domande: chi lo ha realizzato, in quale periodo, in quale modo, con quali tecniche e con quali strumenti ma, soprattutto, perché. Dopodiché, al termine dello studio inizia l’opera di divulgazione, attraverso pubblicazioni, conferenze, mostre, televisione, radio, internet, etc. Tutto ciò è complementare agli studi storici ed archeologici condotti tradizionalmente e sovente porta anche interesse e turismo.
Purtroppo però questa disciplina,che prende il nome di ‘Archeologia del Sottosuolo’, è piuttosto complicata e richiede una preparazione specifica e una formazione particolare. In Italia gli organi preposti a studi ben più semplici non hanno fondi per gestire nemmeno le emergenze, per cui non mi posso aspettare alcun tipo di aiuto da parte dello stato.
Come vi autofinanziate?
Dal 1996 mi autofinanzio, ovvero lavoro come tutti dal lunedì al venerdì per potermi permettere le ricerche nel fine settimana, i materiali, gli spostamenti, così come le perizie di esperti nei vari settori coinvolti.
Sarebbe sicuramente meno stressante poter contare su di uno o più sponsor che ci permetterebbero di inves
tire la totalità delle nostre energie nella ricerca e nello studio, amplificando di molto i risultati e la qualità dei lavori. Perennemente impegnato a sfruttare ogni minuto libero per fare ricerca, non mi sono mai occupato seriamente di ricercare una sponsorizzazione. Mi rendo conto ora che, raggiunto questo livello, è necessario.
Cosa vi aspettate di trovare quando scendete in un tunnel o in una galleria a seguito di racconti folcloristici?
Mi aspetto di tutto. Spesso una fognatura viene scambiata per un passaggio segreto, la camera di un tesoro spesso è un magazzino per conservare derrate alimentari, la via di fuga è un cunicolo idraulico.
Ma, su tante esplorazioni qualche cosa di interessante o di curioso la si scopre sempre.
Per noi è già molto gratificante ritrovare un ipogeo creduto scomparso o leggendario, dopodiché ogni dato che siamo in grado di leggere e di riportare in superficie non può che facilitare il lavoro degli studiosi per migliorare la comprensione di ciò che è stato.
Vi capita di indagare in merito ad eventi riconducibili al soprannaturale; fantasmi, entità aliene, demoni, ecc..?
Molto sovente. Tradizioni popolari e leggende di quel tipo sono spesso ambientate in cunicoli e in gallerie. Hanno un fascino che va oltre al folklore. Per gustarle pienamente mi piace ricostruire il contesto sociale del periodo in cui si suppone siano nate. L’aspetto demo-etno-antropologico spesso ci aiuta a ricostruire il nocciolo reale delle leggende. Otteniamo spesso spiegazioni razionali impensabili ma non per questo prive di fascino.
A volte mi dispiace un po’ smontare certe credenze, però fa parte dell’evoluzione umana cercare risposte e, quando si ottengono, sarebbe stupido non accettarle.
Noi di scetticamente ci occupiamo di verificare fatti o eventi attinenti al mondo del paranormale, ti è mai capitato, in prima persona, nelle tue esplorazioni, qualcosa di anomalo o di paranormale?
In quasi vent’anni di esplorazioni tra ruderi, luoghi abbandonati, castelli, cripte, chiese, conventi, manicomi e simili, mai nulla di paranormale.
Qualche fatto strano è capitato di sicuro, ma si è trattato di coincidenze, come quella volta in cui si fece ironia su di una presenza demoniaca che sarebbe stata imprigionata in una chiesa e, proprio nello stesso istante, ci fu una leggera scossa di assestamento della struttura, che terrorizzò alcuni dei presenti. Ma nulla che andasse a scomodare demoni, fantasmi o cose strane.
Il vostro è un approccio scettico, avete un metodo scientifico di indagine?
L’archeologia del sottosuolo è una scienza e come tale va approcciata.
E’ vero che spesso partiamo da racconti, tradizioni e leggende, ma ogni lavoro che precede una pubblicazione prevede la raccolta di materiale video fotografico, rilievi e restituzioni, molte volte tridimensionali grazie alla computer graphics, inquadramenti storici, archeologici, geologici e architettonici.
Ci sono numerosi esami di datazione che dobbiamo eseguire in laboratorio.
A seconda dei contesti si utilizzano poi strumentazioni tecnologiche e sofisticate, come laser scanner 3D, georadar, termocamere, sonde endoscopiche, microcamere.
Nel tuo campo di ricerca, ti capita di incappare in alcune bufale o personaggi poco credibili?
Ho scovato molti più personaggi bizzarri che cavità nascoste. Purtroppo regna molta ignoranza su questi temi e c’è chi ne approfitta. Giusto un paio di anni fa abbiamo vissuto in prima persona una situazione bizzarra. Invitati ad una visita guidata presso un castello Piemontese, insieme a ricercatori, giornalisti e ad una medium, abbiamo assistito ad un’apparizione! La medium è quasi svenuta, indicando il fantasma di una bambina che noi ovviamente non vedevamo. Uno dei giornalisti scatta diverse fotografie nell’angolo del salone e, quando riguarda gli scatti sul display si vede in modo nitido una bambina semi trasparente seduta a terra.
In breve sveliamo l’arcano: si trattava di un trucco per creare il fenomeno della bambina fantasma, da sfruttare come attrazione del castello recentemente restaurato.
Erano quasi tutti commedianti e il giornalista, un parente del proprietario, aveva elaborato in precedenza alcuni scatti con Photoshop e ricaricato i file sulla schedina della sua reflex dig
itale, per poi mostrarli nel momento opportuno come se fossero stati appena scattati!
So che hai collaborato con la trasmissione Mistero, che ruolo hai avuto in quell’occasione?
Collaboro con Mistero dal 2011, occupandomi di dare consulenza in merito agli ambienti sotterranei che vogliono mostrare in TV e della sicurezza dell’intera troupe quando si devono affrontare luoghi fatiscenti e pericolosi. Fortunatamente mi occupo di un settore ben definito in cui non sono necessari atti di fede. Il cunicolo se c’è e se sono abbastanza bravo da trovarlo posso mostrarlo alle telecamere, senza dover ricorrere a fake di ogni sorta.
Tutto ciò mi permette di partecipare in modo sereno e di raggiungere un pubblico diverso da quello che solitamente segue le mie imprese.
E’ importante, secondo te, investire in queste ricerche?
Per me, ma sono consapevole di essere di parte, sì. Ciò che mi spinge a dedicare ogni istante libero a questo genere di ricerche è la consapevolezza che tutto ciò di cui stiamo parlando è destinato a perdersi.
Per l’incuria, per il trascorrere del tempo, a causa di poco nobili speculazioni edilizie. Ciò che il sottosuolo cela sono spesso fonti inedite di informazioni, uniche e che vanno perse proprio mentre noi ne stiamo parlando. Ritengo occorra formare molte più persone, definire un metodo di studio condivisoe non perdere un attimo di più!
Quali progetti avete per il futuro?
Moltissimi progetti.Voglio proseguire la produzione dei video documentari del progetto Teses Mystery Channel, che raggiungono tramite YouTube moltissime persone.
Sono sulle tracce di alcuni ambienti sotterranei ritenuti perduti ma che forse potremmo avere la fortuna di riportare alla luce. Mi piacerebbe rimettere in piedi un mio progetto del 2004, il MOL, Museo Online, un sito che cataloghi reperti e che consenta confronti, utile strumento di lavoro per gli addetti del settore, nonché ottima vetrina pubblicitaria per molti musei che potrebbero aderire al progetto.
Forse riusciremo a realizzare anche un fumetto per i più piccoli.
In autunno uscirà un nostro libro fotografico, il cui ricavato andrà a supporto di un Centro Antiviolenza. Spesso mi impegno per la difesa degli animali, ma non dobbiamo dimenticare che in Italia viene uccisa una donna ogni 2 giorni e che ogni giorno 7 donne subiscono violenza dagli uomini.
Le idee sono moltissime, manca solo potersi dedicare a tempo pieno a questa fantastica attività!
Presumo che esplorare il sottosuolo richieda anche una buona dose di coraggio e buon senso, ti è mai capitata una situazione in cui
ti sei trovato in pericolo o hai avuto paura?
Non sono una persona coraggiosa, ed è per questo che esploro. Sono consapevole dei rischi, certo. E’ un campanello d’allarme naturale che ci ricorda di non esagerare.
L’importante è non permettere mai al panico di prendere il sopravvento, nemmeno quando si è sospesi ad una fune con 90 metri di vuoto sotto di noi, o incastrati in un cunicolo quasi del tutto privo di ossigeno e prossimo al crollo. Occorre mantenere lucidità e freddezza, altrimenti non saremo in grado di leggere i dati che vogliamo poi studiare. La fase di repertazione è la base degli studi futuri. Se non siamo sereni non potremo realizzare un lavoro decente.
Per concludere, una mia curiosità: che tipo di insetti si incontrano laggiù?
Strana domanda.
Non sono un entomologo, ma posso dire di aver incontrato numerosi animali: aracnidi, centopodi, scolopendre, zanzare. Ricordo con meno simpatia di tutti un ragno in particolare, un troglosseno, che pensò bene di mordermi sul collo. Mi paralizzò i muscoli dello stesso per circa mezz’ora. Pessima sensazione, sapevo non fosse mortale, ma è stato scomodo, soprattutto ricordandosi di essere sotto terra e lontani da un pronto soccorso.
Grazie a Luigi per la cortesia
Rosa Contino
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