Sindone: quando la fede vuole scavalcare la scienza

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Dagli studi di Porta a Porta una nuova “dimostrazione” dell’autenticità del telo. Senza contraddittorio scientifico viene ricusata la prova della datazione medioevale.

Venerdì 29 marzo è andato in onda lo speciale di Porta a Porta sulla Sindone. In perfetto stile Bruno Vespa, è intervenuto solo Giulio Fanti, professore associato di Misure meccaniche e termiche nella facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova e noto sostenitore dell’autenticità del reperto, coadiuvato da Saverio Gaeta, vaticanista di Famiglia Cristiana. Fanti ha descritto nuove prove che dovrebbero smentire quella del radio carbonio dando al telo una nuova datazione coeva al periodo di Cristo. Da sottolineare la mancanza di confronto e contraddittorio e come l’occasione sia stata colta per pubblicizzare il libro di Fanti e Gaeta dove vengono illustrate le ricerche scientifiche che smentirebbero la datazione in età medievale (tra il 1260 e il 1390) del lenzuolo. Tale datazione, dimostrata in tre laboratori nel 1988 con la tecnica radiometrica del Carbonio 14, è ritenuta valida dalla comunità scientifica oltre che da diversi esponenti della Chiesa cattolica.

Fanti, nella trasmissione, spiega che attraverso un’analisi statistica si è giunti a stabilire che i calcoli dell’esame del 1998 non sono esatti e che le cifre sono state “forzate”. Dice anche che il campione usato per quegli esami non fosse rappresentativo perché consistente solo in un paio di centimetri della Sindone. La sua analisi, condotta con due metodiche, una di tipo chimico e una di tipo meccanico, dove i singoli fili sono stati sottoposti a prove di resistenza alla trazione, stabilisce che la Sindone si collochi nella prima metà del I secolo d.C., verso il 30-35, cioè quando sarebbe morto Cristo. Il professore ha poi ipotizzato e mostrato, usando un manichino, che l’immagine del presunto Gesù si sarebbe formata con il cosiddetto “effetto corona” asserendo che il suo corpo avrebbe sprigionato una grande energia al momento della resurrezione. Questo “effetto magico” avrebbe causato le bruciature sul telo sindonico.

L’arcivescovo di Torino, custode pontificio della Sindone, in una nota dichiara che le nuove ricerche di Fanti non abbiano «alcun serio valore». E giusto qualche anno fa, il professor Luigi Garlaschelli, docente di Chimica organica dell’Università di Pavia, ha riprodotto per la prima volta una Sindone uguale all’originale con lo scopo di dimostrare che fosse possibile con gli strumenti dell’epoca creare il sacro lenzuolo. «La mia ricerca – dichiara Garlaschelli – resa possibile anche dal contributo economico di alcuni enti, come l’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti), e di molti privati, aveva l’obiettivo di verificare se un artista avrebbe potuto ottenerla con metodi disponibili anche nel 1300. Il risultato ottenuto indica chiaramente che tale risultato si poteva raggiungere con l’uso di materiali poco costosi e seguendo una procedura piuttosto semplice».


Rosa Contino

La sindone riprodotta
Corriereuniv.it
Luigi Garlaschelli

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